Un decotto di borragine allontana la tristezza e dà gioia di vivere, diceva Plinio il Vecchio. Veramente a me già solo l'idea del decotto fa tristezza, per cui ho optato per dei più goderecci ravioli.
E' un'erba dall'aspetto ruvido, insidioso, coronata da bellissimi fiorellini blu anch'essi commestibili. L'utilizzo più tipico è quello di passare le foglie in pastella assieme a un'acciuga e poi friggerle: e queste sono le frittelle della vigilia di Natale nel centro Italia.
Per quattro persone occorrono:
250g di borragine (foglie e fiori)
250g di ricotta di mucca freschissima
1 cucchiaio di pecorino romano grattugiato
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
sale, pepe, noce moscata
per la sfoglia:
4 uova
400g di farina 1 o 2
Ho lavato le erbette e le ho passate in padella fino a che hanno perso il liquido. Quando si sono raffreddate le ho strizzate, tritate e messe in una terrina assieme alla ricotta, ai formaggi grattugiati. Ho completato con un generoso pizzico di pepe, due di sale e l'odore della noce moscata.
Ho messo questo impasto in frigo a riposare e ho preparato la sfoglia. Con la farina ho fatto la fontana (ne ho messo da parte un pugno), vi ho rotto dentro le uova, ho iniziato ad impastare con una forchetta e ho continuato con le mani fino a ottenere una palla morbida e omogenea. L'ho divisa in due e ho usato la farina messa da parte per aiutarmi a stendere con il mattarello due belle sfoglie come due grandi soli. Prima con l'una, poi con l'altra, ho fatto file di mucchietti di impasto su metà sfoglia, l'ho ripiegata, ho premuto per far affiorare bene i rigonfiamenti e con una rotellina tagliapasta ho ricavato i miei ravioli.
All'ora di pranzo li ho cotti un po' alla volta e passati via via con la ramaiola in una terrina riscaldata. Sono buoni anche solo con burro e salvia, ma io li ho conditi con il sugo di pomodoro dell'hotel Dover.
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